2013-12-14

Otite

Scusate, sono davvero in ritardo, ma mi sono presa la mia prima otite in Giappone e in questi giorni ho affrontato una vera odissea per trovare un medico e farmi dare delle medicine. Ricordatevi, ragazzi, in Giappone il giovedì le cliniche sono chiuse.
Qua non esistono i medici di famiglia, e quindi oltre agli ospedali grossi ci sono un sacco di piccole cliniche specializzate, che sono praticamente tutte chiuse di giovedì. Anche gli ambulatori degli ospedali sono chiusi di giovedì. Quindi, attenti a non ammalarvi di giovedì, eh? Capito? Potete farcela?
L'odissea è partita domenica in realtà, quando l'orecchio ha cominciato a farmi male. Io però fino a mercoledì sono andata a scuola tranquilla.
Martedì ho seguito la solita lezione di cultura giapponese, di cui metto un paio foto.



Anche se dalla seconda foto non si direbbe, la lezione era a proposito del gagaku, l'insieme di danza e musica tradizionale di corte. È stato interessante poter osservare gli strumenti musicali, che sono particolarissimi: ad esempio le ance dei flauti vanno immerse nel té prima di essere utilizzate; mentre lo shō, lo strumento a canne suonato dalla ragazza nella foto, va continuamente rigirato fra le mani per scaldarlo. Anche guardare l'omino che ballava è stata una cosa interessante: in giacca e cravatta non fa proprio lo stesso effetto che in kimono...
Sempre martedì sera sono andata in izakaya con gli amici giapponesi: sono sempre più convinta di aver conosciuto delle persone fantastiche.
Il dramma è cominciato la sera di mercoledì, quando mi sono resa conto che il dolore all'orecchio non se ne sarebbe andato da solo. Il giovedì mattina quindi non sono andata all'università, e ho provato ad cercare una clinica vicino casa, con la figlia della famiglia che mi ha accompagnato a piedi. Non avendo trovato nulla di aperto, la mamma ha chiesto ad un collega della sua ditta se poteva portarci in camion fino all'ospedale. Anche questa è stata un 'esperienza, peccato che l'ambulatorio fosse in ferie. Alla fine, prendendo un treno, siamo arrivate in un posto aperto, dove il dottore mi ha visitato appena e mi ha prescritto un antibiotico.
Fatto sta che venerdì stavo peggio di prima, e quindi sono tornata in clinica, dove un altro medico mi ha prescritto antibiotici più forti e un antidolorifico (il paracetamolo, unica cosa che posso prendere). Per fortuna questo dottore è stato più scrupoloso: mi ha visitato, mi ha fatto la pulizia dell'orecchio, si è preoccupato di spiegarmi cosa avessi, mi ha preso un altro appuntamento per un controllo la prossima settimana. Almeno, mi sono fatta un'idea della situazione. Il problema è rimasto quello dei medicinali: il dosaggio degli antidolorifici non è lo stesso fra giapponesi e occidentali, e l'ho sentito con abbastanza chiarezza. Questa seconda volta all'ospedale mi ha accompagnato una vicina di casa: visto che nessuno in famiglia poteva, è stato scomodato tutto il vicinato per me. La signora in questione mi ha pure preparato dei biscotti al cioccolato molto friabili perché così non li dovevo masticare molto, visto che mi faceva male, e ad alto contenuto calorico visto che non avevo fame. Mi sento coccolata. La mamma della famiglia dato il mio stato pietoso mi ha pure fatto una carezza sulla testa alla giapponese e mi ha mezzo abbracciato.
Per essere ancora più consolata per fortuna mi è arrivato il pacco da parte della mia mamma, con i regali di Natale della mia famiglia <3







Insieme ai regali per me, è arrivato un piccolo presepe per la famiglia giapponese: in effetti spiegare loro questa tradizione quasi esclusivamente italiana mi ha fatto capire quanto sia particolare.
E poi...cibo! Ricciarelli, panpepato, pandoro, marron glacé, crema di tartufo...ovviamente a Natale se starò qua in famiglia seguirò le "tradizioni" giapponesi: ali di pollo fritte e torta di Natale con panna e fragole. Ma vorrei portare anche alla famiglia qui un po' di Natale italiano. E dire che non sono nemmeno religiosa...però è vero: stando all'estero ti rendi conto di quanto di bello ci sia a casa. E non parlo solo del cibo.

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