2014-01-31

Quarto di secolo

No, non sto parlando degli anni di nessun teatro stavolta, ma dei miei...
Visto che stasera esco la famiglia giapponese mi ha festeggiato un po' in anticipo, facendomi fare una lauta cena a base di sushi e dandomi il regalo ieri sera. Lo adoro: è un bellissimo cappello rosso preso ovviamente dal negozio del padre. Era una delle cose che avevo adocchiato quando eravamo andati insieme a trovarlo, sono stati carini a ricordarsene.


Comunque, finalmente i corsi all'università sono terminati: ieri ero già in vacanza ma mi mancava ancora un report da scrivere, quindi la pacchia è cominciata oggi, precisa per il mio compleanno ^^ in realtà mi sono già messa in moto per trovare un lavoretto; speriamo in bene, perché finora non è andata...
Alla fine di ogni lezione abbiamo avuto test e presentazioni, ma abbiamo anche fatto qualche party a base di wagashi, i tradizionali dolcetti/salatini (in questo paese spesso non c'è una vera distinzione dolce-salato).




Ovviamente il party più grande è stato quello di cultura giapponese, dove abbiamo assaggiato di tutto. Molti trovano che i wagashi siano molto più belli che buoni, ma sinceramente a me non dispiacciono neanche di sapore. Vero è che alcune cose sono non qualificabili secondo il gusto occidentale, ma se ho una virtù è che mangio volentieri qualsiasi cosa. Quindi, nessun problema per me. 
Bene, fino a aprile non avrò lezione, ma sono già ovviamente piena di impegni teatrali e turistici. Sarà un problema aggiornare il blog con regolarità ma mi sono fatta la promessa di provarci, visto che il prossimo traguardo adesso sono i 50 anni, sarà bene che mi annoti le cose il più possibile altrimenti da qui al 2039 mi sarò dimenticata tutto.

2014-01-29

100 anni, 700 anni di teatro

Con tutto quello che ho da fare mi sono dimenticata dell'aggiornamento del fine settimana!
Gli esami finali stanno giungendo al termine ma fra un test e l'altro venerdì sono riuscita a tornare a vere "Shall we Dance?", stavolta con una coppia di amiche, una giapponese e una cinese, per cui è stato il primo spettacolo di Takarazuka.

 

Sono contenta perché si sono divertite molto entrambe. Per una, quella giapponese, è stato proprio il primo contatto, e non è stato uno shock come avevo temuto, Anzi, potrebbe essersi seriamente appassionata. 
Le cose che ho notato rispetto all'altra volta non sono molte, a parte che è vero che Manaka Ayu canta tutte le volte una cosa diversa alla fine della prima scena, e poi ho notato una povera musume che durante la revue è inciampata nel lungo camice bianco. Poverina, è caduta entrando in scena, ma si è rialzata subito e ha cominciato a ballare come se niente fosse. Che brava.

Sabato invece, con tutta la classe di cultura giapponese, sono andata a vedere uno spettacolo di , nello specifico, uno del maestro Yamai, che è venuto in classe a farci lezione qualche tempo fa. Il teatro dove siamo andate si trova a Kagurazaka, ed è molto carino, oltre che minuscolo. Visto che i posti non erano numerati, mi sono seduta in seconda fila, ad un passo dagli attori. Anche questo è stato molto interessante, perché mi ha permesso di studiare la scena da vicino e capire un po' meglio.


Il è veramente un tipo di teatro arcaico, non c'è che dire. La prima cosa di cui mi sono resa conto è che gli attori non recitano per il pubblico. Ho proprio avuto l'impressione che recitassero per lo spettacolo in sé, non per intrattenere. 
Il palco del è davvero particolare: è sempre lo stesso, senza variazioni nè di struttura nè di ornamenti. È fatto di legno, con sempre lo stesso fondale su cui è dipinto un pino, che è adatto a rappresentare sia una scena all'aperto, sia a simboleggiare un pannello dipinto di una casa aristocratica. Al lato del palco principale, delimitato da quattro pilastri di legno, si trova una passerella dalla quale entrano in scena gli attori. 
Il maestro Yamai ci aveva spiegato che gli attori di non provano mai tutti insieme, ma uno per uno, e una volta che si trovano in scena si armonizzano come in una sessione di jazz. Trovo che anche questa sia una caratteristica interessante, e esserne a conoscenza mi ha fatto apprezzare ancora di più il risultato finale della messa in scena, spingendomi a chiedermi quanto di quello che stavo vedendo fosse concordato e quanto fosse improvvisazione. Oltretutto, gli attori sono accompagnati da una piccola orchestra e da un coro, quindi accordarsi deve essere ancora più difficile.
Ovviamente, non ho capito niente della trama. Sapevo bene che nel c'è un personaggio comprimario che assiste alle vicende dell'attore principale (solitamente un'entità a metà fra il divino e l'umano), che racconta la sua storia. Quindi, ho individuato i ruoli, ho capito che i due vecchietti che comparivano all'inizio erano in realtà le divinità creatori del mondo Izanagi e Izanami, e che alla fine Izanagi si manifestava in tutta la sua divinità ballando, ma ho perso completamente il filo del discorso. In realtà neanche i giapponesi comprendono ciò che viene detto in scena. I dialoghi sono cantati, e molto spesso le vicende vengono raccontate dal coro. Ricorda molto l'antico teatro greco. I movimenti degli attori sono stilizzati al massimo, e gli oggetti di scena sono quasi assenti, solitamente sostituiti nella loro totalità dal ventaglio, che può essere spada, come bastone, come ventaglio (ovviamente).
Ricorda il teatro greco anche l'uso delle maschere, che di solito vengono indossate dall'attore principale. L'effetto della mascera, unito a quello dei costumi, ricchissimi, è proprio bello. Trovandomi proprio sotto il palco inoltre ho osservato bene i movimenti e le espressioni, e non ho corso nemmeno il rischio di farmi venire sonno. Il ballo finale è stato emozionante, sono saltata sulla sedia tutte le volte che il maestro batteva il piede per terra. 
Dopo il ho assistito anche al kyōgen, la farsa comica che si alterna agli spettacoli "seri" (proprio come nel teatro greco). Fortunatamente, i dialoghi recitati erano un po' più facili da comprendere, ma neanche tanto. Ho lasciato perdere la comprensione e mi sono goduta lo spettacolo. 
Mi è piaciuto molto in fin dei conti, molto più di quando l'avevo visto 4 anni fa, anche perché stavolta avevo qualche elemento in più di comprensione globale. Ho anche fatto degli incontri simpatici. Ero seduta in mezzo ad un gruppo di signore in kimono che mi hanno tenuto a parlare per tutto il tempo prima che cominciasse lo spettacolo, dandomi anche il loro biglietto da visita nel caso avessi bisogno (mi piace questa cosa dei biglietti da visita, adesso in caso di bisogno ho un sacco di persone a cui rivolgermi). Ho fatto loro anche molta invidia perché mi sono messa a chiacchierare con il volontario giapponese che ci ha fatto da accompagnatore, che mi ha detto che il maestro Yamai sarebbe comparso nel primo spettacolo della giornata. Appena hanno sentito il nome del maestro, tutte le signore si sono animate e mi hanno chiesto se fossi una sua conoscente, rimanendo molto colpite nello scoprire che è venuto in classe a farci lezione. Che belle le appassionate di cultura tradizionale, sono quasi peggiori delle fan di Takarazuka in quanto a tifo.
Ah, un'ultima cosa: a differenza di quanto ho visto fare nel kabuki, non si poteva mangiare in sala, però il teatro era fornito di una stanza con i tavolini dove ti potevi sedere con il tuo cibo. Su ogni tavolo c'erano delle tazze e una caraffa di té caldo, da bere a piacimento. Mi piace la commistione di cibo e teatro che hanno in questo paese.

2014-01-23

Sumo

Pare che non siano tanti i giapponesi che abbiano visto il sumo dal vivo, ma la nostra professoressa di cultura giapponese, fan sfegatata di ogni aspetto della cultura tradizionale, martedì ha pensato di portarci a vedere una giornata di incontri al Ryōgoku Kokugikan, un'arena dove si tengono tornei tre volte l'anno, a gennaio, maggio e settembre. 


Non è ovviamente la stessa cosa guardare uno sport in televisione e vederlo dal vivo, soprattutto nel caso di uno sport così particolare come il sumo, che credo possa essere apprezzato in pieno solo dopo averne studiato l'origine e la ritualità. La tensione sale a livelli inimmaginabili: sono riuscita a diventare tifosa anch'io, che non mi appassiono facilmente allo sport.
Lo stadio è enorme, e noi avevamo i posti più in alto, quelli meno costosi, anche perché teoricamente ci trovavamo sul retro; fortunatamente abbiamo avuto lo sconto studenti, perché anche un posto del genere costa più di quaranta euro.


L'atmosfera che si respira fra il pubblico è informale: mi sono davvero sorpresa. I tornei durano una giornata intera, dalle otto di mattina alla sera (noi siamo andati nel pomeriggio verso le quattro), a partire dagli atleti più deboli fino a quelli più forti: il pubblico quindi non è tenuto a stare a sedere, ma sono tante le persone che camminano, conversano, escono per andare in bagno e per comprare il cibo. Seguendo il programma puoi sapere quando combatterà il tuo preferito, quindi non c'è da preoccuparsi. È stato proprio bello vedere le famiglie con i bambini inneggiare tutti insieme.
Mi piace molto questa concezione che i giapponesi hanno dell'intrattenimento, teatro compreso: anche nel kabuki gli spettatori bevono té e mangiano in sala e urlano il nome del proprio attore preferito durante la rappresentazione. È un concetto di spettacolo molto vivo.

Prima che il round di incontri cominci, gli atleti si presentano tutti insieme con indosso un drappo con il loro stemma, ed eseguono una sorta di danza rituale, seguita dall'apertura vera e propria, eseguita dalla yokozuna, cioè il lottatore più forte, il campione.
Poi gli incontri cominciano. Visto che il sumo è nato come pratica scintoista, gli atleti si purificano lavandosi le mani e sciacquandosi la bocca, come prima di entrare nei santuari. A quel punto cominciano a lanciare manciate di sale sul ring e a sollevare i piedi battendoli per terra: due pratiche scaramantiche e rituali per cacciare i demoni e richiamare la divinità. E per intimorire l'avversario: si tirano certe manate addosso che risuonano per tutto lo stadio.


Alla fine, i lottatori si posizionano l'uno davanti all'altro, piegati, pronti alla lotta...e di nuovo si rialzano, lanciano sale e si danno terribili pacche sulle cosce. Tutto questo per tre, quattro volte...fino a che entrambi scattano, e i due giganteschi corpi cozzano l'uno contro l'altro. In una manciata di secondi, uno dei due è a terra, oppure fuori dal ring e l'incontro è finito.


È una cosa indescrivibile la tensione che ho cominciato a provare nell'attesa di quella manciata di secondi in cui tutto si decide. Ci sono stati incontri in cui è finita davvero in un attimo, altri in cui la situazione si è ribaltata all'improvviso. Altri in cui sono stati proprio i lottatori a ribaltarsi, rotolando in mezzo al pubblico.
Mi sono divertita tantissimo. Ho anche trovato un'atleta che mi piace: un ragazzo di nome Endo, che sta velocemente salendo i ranghi dei lottatori, pur essendo talmente giovane da non avere ancora i capelli sufficientemente lunghi per raccoglierli sopra la testa. Ci sono anche molti lottatori stranieri, bulgari, egiziani, mongoli...
È stato un bel pomeriggio. Potrei davvero pensare di tornare a vedere il sumo questo maggio, magari standoci tutta la giornata. E magari mangiare il chanko, la tradizionale cucina dei lottatori...

2014-01-22

Una domenica a Takarazuka

Bene, stasera dovrei farcela a finire il racconto del weekend. Domenica la giornata è cominciata presto. La mia amica abita molto vicino al teatro in realtà, ad una ventina di minuti in autobus, ma avevamo il progetto di provare a comprare i biglietti per lo spettacolo “New Wave” e ci siamo avviate di buon'ora.  


Purtroppo non è servito a niente. Me lo immaginavo, perché era il secondo giorno, era domenica, e il teatro in cui lo spettacolo si tiene è molto piccolo. Per questi spettacoli inoltre non vendono i biglietti in giornata, quindi l'unico modo per trovarne uno è mettersi davanti al teatro e aspettare che qualcuno te ne venda uno. Anche l'operazione di bagarinaggio è strettamente regolata. La compagnia in teoria non permette la rivendita di biglietti, ma chiude un occhio, e le persone si allineano contro il muretto esterno: quelli che vogliono vendere, con il biglietto in mano, quelli che vogliono comprare, con il portafoglio in mano. È una cosa un po' pericolosa, ho visto, tirare fuori il proprio biglietto passando lì davanti, corri il rischio di venire assalito da fan sbavanti. È quello che è successo per l'unico biglietto per “New Wave” che ho visto vendere: nemmeno il tempo che la signora lo tirasse fuori dalla borsa, un signore l'aveva già comprato. Ci siamo rese conto che era una battaglia persa: eravamo in 20 con il portafoglio in mano, e c'erano una decina di persone con in mano i biglietti di Napoleon invenduti. Alla fine, abbiamo comprato i biglietti per “Napoleon”, tanto dovevo assolutamente vedere anche quello.
La questione del bagarinaggio può sembrare strana, visto che i biglietti vengono rivenduti al costo normale, ma è spiegabile con il fatto che tanti fan comprano tramite i fan clubs una quantità di biglietti esagerata solo per portare guadagno alla propria attrice preferita, e per non perderci i soldi li rivendono in seguito, se trovano un compratore. Questo spiega perché gli show vanno sold out in dieci minuti. Ma io dico: non potrebbero comprare solo i biglietti che servono, aspettare fino all'ultimo e poi comprare i biglietti invenduti? Quanta gente non riesce a vedere quello che vuole per colpa loro...
Comunque, con il cuore in pace siamo andate a fare shopping e poi siamo andate a fare un giro per il teatro addobbato per il centenario. Mentre eravamo per la strada è cominciato a nevicare!


Che bello è stato vedere Takarazuka sotto la neve! Anche se non è durata molto e si è sciolta subito, mi è sebrata bellissima. Dopo aver fatto le foto di rito davanti alla scalinata, siamo andate all'interno per scaldarci mangiucchiando un dolcetto sponsorizzato. Erano veramente carini, e anche buoni: ce n'era uno per il centenario, che pensavo fosse al cioccolato invece era all'uva (?), e poi c'erano quelli di Napoleone (lo vedete, è quello con il biscotto a forma di foglia di alloro), alla crema, e quello di Josephine all'estratto di rosa (il più buono di tutti, eccezionale).


Alle tre è cominciato dunque "Napoleon", uno spettacolo davvero magnifico per gli occhi (beh, anche per le orecchie). Ho avuto l'impressione che ci abbiano investito parecchio. Non so nemmeno da che parte cominciare a parlarne!
Comincerò da scenografie e costumi, tutti nuovi, tutti creati apposta per l'occasione. Non ho mai visto tanto sfarzo nemmeno in Berubara: avevo già potuto notarlo dal programma, ma le cappe di ermellino intessute d'oro che Napoleone e Giuseppina indossano per l'incoronazione sono indescrivilmente belle. Al contrario di Berubara mi sembra anche che i costumi siano tutti fedelmente storici, anche se elaboratissimi. Le scenografie...in realtà quella che mi ha più colpito è stata la cattedrale di Notre Dame, il resto poi non era così sfarzoso: anche qua è stato utilizzato molto il supporto video (con risultati non sempre credibili, come al solito). Però ci sono state alcune trovate molto suggestive: ad esempio, dopo il prologo (una delle parti che mi è piaciuta di più), Nepoleone, seduto alla sua scrivania, è calato dal cielo su una piattaforma che ha raggiunto il ponte d'argento. Reon è scesa e ha cominciato a cantare, circondata da quello che sembrava un cielo stellato, con luci proiettate per tutta la superficie del palco, compreso il pavimento. 
Volevo elencare tutte le cose positive prima, ma credo che parlerò adesso di quello che in questo spettacolo non mi ha convinto tanto per poi passare ai doverosi elogi. Ammetterò, "Napoleon" deve essere visto almeno una volta, soprattutto dal vivo, se se ne ha la possibilità. Ma se mi si chiedesse di scegliere adesso (non so in seguito), fra questo e Shall we Dance, ad esempio, rivedrei più volentieri Shall we Dance. Questo perché non sono riuscita a trovare in "Napoleon" un filo conduttore sufficiente per poterla definire una storia.


Sicuramente altre persone ne avranno ricevuto un'impressione diversa, ancora più probabilmente è uno spettacolo talmente complicato che ci ho capito troppo poco per godermelo (infatti sto pensando di provare a procurarmi almeno un tachimi qui a Tokyo...magari alla seconda visione andrà meglio), però, più che una vera e propria trama mi è sembrato che narrasse una serie di eventi (guerra di qua, incontro con Josephine, guerra di là, litigata con Josephine, guerra ancora di là, riconciliazione con Josephine e così via), quelli, giustamente, accaduti nella vita di Napoleone. Come tutti i racconti di vita dunque, non poteva avere una trama ben definita. L'unico vero accenno di trama è nella storia con Josephine, dall'infatuazione che entrambi provano, anche se all'inizio lei è molto meno coinvolta di lui, fino al matrimonio e al divorzio perché lei non riesce a dargli dei figli. Alcune delle scene che raccontavano la loro relazione erano veramente belle (e appassionate. Reon e Nene si baciano davvero, altro che tre centimentri...). Non mi è piaciuta tanto la conclusione, con lei disperata ma felice perché con il divorzio lui potrà soddisfare la sua ambizione. Napoleone nel frattempo canta già canzoni di amore eterno ad un'altra. Però questo non è colpa di nessuno, la Storia è andata così (vi ho mai detto quanto io odi la figura storica di Napoleone?).
Non sono comunque l'unica ad aver pensato che il tutto fosse un po' troppo pesante. Oltre a raccontare moltissimi eventi, non c'è quasi mai pausa fra una canzone e l'altra, e questo rende il ritmo della narrazione ancora più concitato. A parte un paio di canzoni, cioè il tema e il prologo, veramente belle, non c'è nessun motivetto degno di nota che resti in testa, come in Romeo e Giulietta (le musiche dei due spettacoli si somigliano parecchio però). Proverò comunque a giudicare dopo una seconda visione, se ne avrò l'occasione. 
Anche il finale mi è piaciuto, ma non emozionato particolarmente, a parte la scalinata delle otokoyaku. Gli ensemble di danza all'interno dello spettacolo invece sono stati molto belli, il prologo mi ha ricordato quello di Elisabeth.
Parliamo delle attrici? Il primo commento che mi viene da fare è su Nene. Mi è piaciuta tantissimo. Ma veramente. Inutile che prechi troppi commenti su Reon che lo sappiamo che è bravissima e bellissima (lo è, davvero. Il tema dello spettacolo cantato da lei in un mare di stelle mi ha proprio emozionato. C'è solo una cosa che non riesco a capire: strascicava tantissimo l'ultima nota delle canzoni buttando fuori un sacco di aria...lo fa sempre?), ma visto che su Nene non ho sempre commenti positivi, mi sprecherò su di lei. Il suo personaggio era complicato, una donna testarda, volubile, ambiziosa, che scopre del vero attaccamento per Napoleone solo dopo averlo ripetutamente tradito e umiliato: secondo me ha dimostrato di essere un'attrice formata interpretandolo al meglio. Anche sul canto è stata brava, meglio negli acuti che nei bassi. Spiccava quasi più lei che Reon, mi è sembrato che la personalità di Josephine fosse meglio delineata (ma questo è un problema di copione credo). Reon secondo me è stata brava nel cogliere l'aspetto più impetuoso e romantico del personaggio di Napoleone, ma forse le è mancata un po' la durezza necessaria nell'ultima parte, quella dell'uomo distrutto trovatosi ad affrontare l'esilio dopo essere stato Imperatore. Comunque, mi è piaciuta molto anche così, sognatrice fino in fondo. Ah, piccolo inciso, pare che le attici abbiano dichiarato che il regista Koike Shuichiro ogni giorno cambi qualcosa perché non è soddisfatto del risultato finale. Se mai mi ricapiterà di vedere lo spettacolo a Tokyo, potrebbe essere molto diverso. Rimanendo sulle attrici, dirò che Beni non mi ha convinto mentre Makaze Suzuho sì. Non sono sicura che mi piaccia come canta ma ha una presenza scenica notevole, e stava benissimo con i basettoni. Rei Makoto è stata eccezionale. Però, inutile dirlo, chi mi è piaciuta di più è stata Miho Keiko che intepretava la madre di Napoleone. Quella donna ha una voce che commuoverebbe i sassi. 
In definitiva, non riesco a giudicare bene ancora "Napoleon". Mi è piaciuto, è stato bello da vedere e da sentire, ma non mi ha dato quanto mi hanno dato altri spettacoli. Sicuramente è più colpa mia che dello spettacolo in sè, ma è così.


Dopo la fine di "Napoleon" sono corsa a prendere il treno per andare a Osaka, visto che avevo l'ochakai di Masao, che si è tenuto in un hotel in un posto che probabilmente è frequentato, ma che a me è sembrato sperdutissimo. Per entrarci, visto che non riuscivo a trovare l'ingresso principale, sono passata dal parcheggio...
Dopo essere entrati nella sala, abbiamo aspettato un po' prima che Masao arrivasse: non c'era vendita di gadget, anche se potevi prenotarli tramite modulo apposito, ma dentro la busta-regalo c'erano parecchie cose interessanti tra cui un paio di bollini rossi dei quali vi racconterò in seguito. Da bere c'era una bottiglia di té sul quale spiccava l'ideogamma di ryuu, drago, e da mangiare un paio di biscotti di pasticceria fenomenali, di cui uno decorato addirittura con l'immagine di Masao vestita da Scarlett. Come regalo, una specie di gancio multiuso da appendare alla borsa (?) con il monogramma RM, foto, moduli, questionari, busta per ricevere le foto. Ah, anche la busta in cui era infilato il tutto aveva su scritto il nome di Masao. E poi i bollini adesivi rossi.
In sala c'erano due cartelloni che riportavano tre fotografie ciascuno, e la scritta: "In che ruolo vorresti vedere Ryuu Masaki nei prossimi spettacoli?". A vederle da lontano sembravano la foto di Tod di Sena, quella di Elisabeth sempre di Sena, Susanoo di Asami Hikaru, Valmont di Oozora Yuuhi, quella di Nova Bossa Nova di Reon e El Halcon di Aran Kei, ma avvicinandosi ci si accorgeva che erano fotomontaggi con la faccia di Masao XXD ovviamente non si potevano fare foto...peccato. Elisabeth era quello riuscito meglio, seguito da Valmont. Sono stati i due personaggi per cui ho votato, pur essendo tentata anche da Sol di Nova Bossa Nova, che però ha fatto già Reon e io dico NO a dare a Masao i personaggi già fatti da Reon. Adesso Mirio farà pure Tod...non potevo votare per altro. Valmont credo le calzerebbe a pennello, comunque.


Quando Masao è entrata in sala, c'è stata un'ovazione, Aveva i capelli acconciati all'indietro con la treccia e il cerchietto. Appena si è messa a sedere, con voce iper femminile ha dichiarato: "Pensavo di mettermi anche la gonna, ma poi ho rinunciato...". E ha continuato con questo andazzo tutta la serata, chiedendo continuamente se era carina. Pare che le sia stato detto in sala prove che non era carina abbastanza per fare la donna; soprattutto che ha le mani troppo grandi e che deve tenerle raccolte in grembo, strette, in modo da non farle vedere. Poveretta.
Purtroppo c'erano tantissime persone e non tanto tempo, quindi l'ochakai prevedeva soltanto una lunga intervista, che è partita ovviamente da "Via col Vento".
A parte tutte le difficoltà incontrate nell'interpretare Scarlett (dice che ha davvero studiato molto sul film), ha parlato di quanto si diverta tutte le volte a parlare a bassa voce con Nagina Ruumi durante lo spettacolo, improvvisando, e di com'è stato lavorare con Todoroki Yuu. Più che altro, di quanto trovi bellissima Todoroki Yuu, le ha fatto un vero e proprio elogio pubblico.Ah, un aneddoto carino: pare che nello spettacolo del pomeriggio di domenica Todoroki Yuu abbia improvvisato un balletto nel mezzo dello spettacolo, dicendo a Masao di parlarne nel suo ochakai...esibizionista XXD Di Koma invece ha detto che si è ritrovata senza pensarci a dirle all'improvviso cose tipo: "Sono innamorata di te!", spaventandola tantissimo.
Una cosa che mi è piaciuta molto è stato il suo continuo scambio di battute con la ragazza del fanclub che le faceva le domande (presumo che si conoscano da un po'): si punzecchiavano parecchio a vicenda ("siamo contenti tutti che Masaki-san sia riuscita a diventare carina in tempo per il primo giorno di spettacolo"), mi sono divertita.


Come anche l'altra volta, ad un certo punto l'hanno fatto spostare ai due lati della sala dove si trovavano i cartelloni con le fotografie, coperti da teli. Masao non si è riconosciuta nei fotomontaggi se non dopo parecchi minuti che li osservava. Agli ultimi posti della classifica ci sono stati Susanoo, Sol e El Halcon, al terzo posto Valmont, al secondo Elisabeth e al primo Tod, che però staccava Elisabeth di pochissimi punti. I commenti di Masao sono stati come al solito super-partes ("mi piacerebbe farli tutti"), ma ha dimostrato particolare entusiasmo per Nova Bossa Nova, e ha detto che davvero le piacerebbe fare Elisabeth. Però, dopo un attimo di esitazione ha aggiunto: "Però visto che sono un'otokoyaku, penso di dover interpretare parti maschili...". Non ho capito bene da dove le sia venuta questa riflessione, ma mi ha fatto pensare.
Altra cosa molto interessante che ha detto, è che a loro viene chiesto che ruolo vorrebbero interpretare. Ora, non so quanta scelta abbiano davvero, ma in generale, pare che il loro parere venga ascoltato. Masao si è detta veramente felice di poter replicare "Puck". Quando le è stato chiesto se porterà le orecchie a punta, ha risposto che probabilmente la sua versione sarà un po' diversa, un po' più moderna (meno male, non so quanto avrei voluto vederla in salopette e maglia a righe). Mi ha risollevato.
Purtroppo, come ho detto, dopo l'intervista ci hanno mandato a casa senza neanche stretta di mano...peccato. Però, sono stata felice, Masao è sempre particolarmente informale in queste situazioni ed è sempre carino poterla ascoltare.
Dopo l'incontro sono corsa alla stazione e ho ripreso l'autobus per Tokyo che ho raggiunto lunedì mattina. Sono andata diretta a scuola. Dopo una domenica così è stato distruttivo, ma non c'era altra possibilità purtroppo. Almeno ho cominciato la settimana come una persona felice.

2014-01-20

Rhett e Scarlett

Aggiornamento del lunedì!
Ho troppi post che si chiamano o sono dedicati a “Via col Vento” ormai! Comunque sono felice di poter dire che questo Via col Vento è stato completamente diverso dal precedente che ho visto a Tokyo. Sono contenta di non aver avuto l'impressione di star guardando una replica.
Prima di tutto sabato sono arrivata verso le sette, e mi sono messa ad aspettare un'ora decente in un caffè facendo i compiti. Ho notato però che nei caffè di Osaka non ci sono le prese elettriche a disposizione...quindi il mio progetto di scrivere il blog è sfumato. Ero passata davanti al teatro appena arrivata, e ci sono tornata verso le 9 per vedere l'irimachi, dato che a Tokyo non riesco mai per questioni di orario. E per fortuna stavolta ce l'ho fatta, nonostante il freddo (anche questo fine settimana metteva neve...). 


Masao è arrivata presto commentando sagacemente “SAMUUUI” (“che freddo”), ha preso le lettere delle fan, ha ripetuto il concetto un'altra volta (per quelle fan che si fossero dimenticate delle condizioni atmosferiche, immagino), ha salutato, ha risalutato, ha salutato di nuovo ed è entrata. La adoro. Ho visto anche Todoroku Yuu che però era tutta imbacuccata, e molte della troupe indossavano cappello, maschera e occhiali da sole, rendendomi impossibile identificarle.
Avevo troppo freddo per aspettare fino alla fine, ammetto (qualcuno indovini chi non era ancora arrivato...), quindi sono andata in un Internet Cafè, un posto incredibile come non ne avevo mai visti, che oltre alle solite postazioni, i manga e le bibite, offriva pure doccia e lettino abbronzante. Pensavo di trascorrerci la notte, ma per fortuna ho ricevuto un invito quindi sono riuscita a farmela in pace, la doccia. 
 

Lo spettacolo è cominciato a mezzogiorno. Prima, sono riuscita a comprarmi il programma e a prenotarmi per andare a vedere l'ochakai di Masao di domenica. Poi sono entrata in sala.
È stata la prima volta a Umeda. Il teatro è molto grande, anche rispetto a quello di Tokyo mi sembra ci siano più posti, perché ci sono tre piani e la platea è sicuramente più capiente (giovedì mi sono resa conto di quanto il teatro a Tokyo sia corto e scosceso). Il palco forse però è un poco più stretto.
Io ero al terzo piano, parecchio laterale, vedevo bene ma purtroppo, visto che le scenografie erano le stesse della Sora, mi mancava lo spazio inferiore della struttura sulla sinistra. 



Già l'inizio è stato diverso da quella della Soragumi. Intanto la voce che annunciava lo spettacolo era quella di Masao, versione femminile (Todoroki Yuu ha annunciato l'inizio del secondo atto). Invece di vedere subito la scena finale, lo spettacolo si è aperto con la festa in cui Ashley comunica il suo fidanzamento con Melanie. Scarlett, non dubitando di niente si lascia corteggiare da tutti i ragazzi presenti, accettando l'improvvisa proposta di matrimonio di Charles (fidanzato di un'altra, precisiamolo) per ripicca, una volta scoperta la verità. Nel confessare il proprio amore a Ashley, che la rifiuta, viene sorpresa da Rhett, che a prima vista si innamora di lei.
Tutta questa parte mancava nell'altra versione. In realtà mi è parso che questo spettacolo fosse molto più completo, visto che non è stato tagliato quasi nulla rispetto all'altra versione, ma sono state fatte molte aggiunte. Certo, purtroppo mancava quasi del tutto il finale...ma è ovvio che concentrandosi più su Scarlett era necessario raccontare di più su di lei. Nel secondo atto, ad esempio, c'è la scena in cui lei strappa le tende del salotto per farsi un vestito perché non ha soldi per comprarne uno e va a chiedere un prestito a Rhett. Quando lui dice di volerla come amante ma non volerla sposare, lei rifiuta, e decide di sposare invece Frank, di cui viene narrata anche la morte. Quindi, a parte la morte della figlia, credo che questa versione segua tutto il film.
L'altra mi pare che seguisse più Rhett, che qua ha un ruolo da coprotagonista, non da protagonista assoluto. Questa cosa mi è piaciuta. Il finale, che come ho detto prima è stato tagliato (niente scalinata ç_____ç), è stato però molto carino. Inizialmente ha cantato Chapi, che nei panni di Melanie aveva fortunatamente un po' più di prominenza di quanta ne abbia avuta Mirion in Soragumi. Tutte hanno sfilato, Koma nei panni di Ashley ha cantato una strofa, poi è toccato a Masao, che ha cantato due canzoni da sola, facendo un cambio di abito da bianco a rosso (li aveva sovrapposti). Per il finale, ha duettato con Todoroki Yuu, poi tutte hanno cantato “Sayonara”. Le tre canzoni di Masao e Todoroki non c'erano nel musical, ma sono sempre canzoni di Via col Vento, delle versioni passate. Una è quella che Masao ha eseguito nel medley del suo DVD Box.
Dunque, Masao protagonista assoluta. Non posso dire che questa cosa mi sia dispiaciuta, anzi. Avevo già predetto che la recitazione in Tsukigumi non sarebbe stata naturale come quella della Sora, e così è stato, ma non per tutte (brava Prissy! Mi piace che in queste versioni nuove siano riuscite a non far sembrare gli schiavi così stereotipati...), e anche Masao è stata molto più naturale e meno teatrale di quello che avevo immaginato. Mi è parso un compromesso accettabile: la sua recitazione era abbastanza calcata ma meno, ad esempio, di quando ha interpretato Jackie, che era un personaggio comico. Da Scarlett, c'erano molte scene dichiaratamente comiche, ma le vicende imponevano un atteggiamento generale diverso; non ha tenuto però nemmeno il contegno tragico di “Hamlet”. A proposito di comico, mi è piaciuto come lei e Nagina Ruumi (che interpretava Scarlett II, una sorta di inconscio di Scarlett, un “io nascosto” con cui entra spesso in conflitto) hanno gestito le scene in coppia. Mi parevano molto in sintonia. Sul canto, mi è parso invece che Masao facesse un po' di fatica a tenere la voce alta, più che altro, a cambiare registro. Comunque ha tenuto bassa la canzone conclusiva del secondo atto, che quindi ha fatto su di me l'effetto dovuto. Ah non c'entra nulla ma mi ha fatto troppa paura quando è caduta dalle scale, è finita con un braccio e la testa sugli scalini di sotto.
Parliamo di Rhett. Todoroki Yuu mi è piaciuta più del previsto. Ha sempre la voce abbastanza monotona nel tono, soprattutto quando canta, ma ad esempio quando ha cantato “Ai no Phoenix”, dopo che Melania gli ha comunicato che Scarlett sta bene dopo che lui l'ha fatta cadere dalle scale, l'ha fatto piangendo, o almeno, singhiozzando. Sembrava davvero distrutta, mi ha fatto star male (è un complimento, in questo caso). Poi, possiede un certo fascino, ammetterò. Mi ha fatto un effetto un po' strano però soprattutto all'inizio, perché Masao ha interpretato la prima scena, quella del fidanzamento con Charles, come una ragazzina, e ha mantenuto, mi pare giustamente, un certo atteggiamento infantile, pur mutando voce. Quindi, metti la differenza di età fra le due attrici che credo sia di almeno 15 anni, metti la recitazione di Masao, gli approcci di Rhett mi sono sembrati un po' pedofili. Poi però la situazione muta andando avanti nello spettacolo, fortunatamente. Ecco, forse vedendo meno dal punto di vista di Rhett non si capisce bene come si sviluppino i suoi sentimenti, mi era sembrato molto più chiaro in Soragumi.
Ah, piccolo appunto, la scena della carrozza. Non ho potuto vedere Todoroki che si trovava sull'estrema sinistra ma Masao e Chapi non sobbalzavano quasi per nulla. Poi, non riesco a ricordare come fosse nelle altre versioni, ma avevano addosso una luce intermittente che dissimulava gli errori, quindi l'effetto mi è sembrato un po' più naturale. È stato carino vedere Masao-Scarlett prendersi cura di Chapi-Melanie con la protettività dell'otokoyaku, in carrozza la teneva come mi tiene mia madre in macchina quando fa una frenata troppo brusca XXXD
Delle altre, forse come ruolo importante c'erano solo Melanie e Ashley. Chapi ha avuto anche un assolo all'inizio, quando Ashley parte per la guerra, sono stata contenta che abbia avuto un po' di spazio. Mi è piaciuta tanto nella scena in cui le guardie nordiste entrano in casa, dove si trovano le donne, per cercare Ashley e gli altri mariti usciti per un raid. Ha mantenuto un contegno ineccepibile. Ha proprio colto il personaggio, mi pare.
Koma-Ashley forse non ha spiccato tantissimo, il pezzo in cui mi è piaciuta di più è stato all'inizio, quando duetta con Melanie. Il personaggio in sé non è così caratteristico, forse. Ecco, però è stato bella la scena di quando prede la mano di Scarlett e alla fine la bacia, era molto appassionata. Dalla mia posizione laterale vedevo bene tutti i baci: è vero che si tengono a tre centimetri precisi di distanza.
Sulle altre non saprei cosa aggiungere nello specifico, più o meno se la sono cavata tutte. Kozuki Ruu nei panni di Belle è stata bravissima. Nagina Ruumi pure, vestita da Scarlett era l'ho trovata molto carina. Touka Yurino interpretava Pittypatt, ed è riuscita a farmela stare meno antipatica (quindi forse l'ha interpretata male...). Nel complesso, secondo me è stato molto apprezzabile.
 

Sono andata a dormire a casa di un'amica di amici, e per andare verso casa sua sono passata dalla stazione di Umeda, dove è tutto addobbato in onore dei cento anni. Questa zona, in effetti, è tutta sponsorizzata Hankyu, dalle ferrovie agli alberghi ai teatri. Però mi piace così tanto vedere cartelloni dappertutto...
Ah, visto che non avevo ancora provato il brivido, ho dimenticato una delle mie borse sul treno, nella retina in alto. Fortunatamente, era una linea molto breve in cui i treni ripassano ogni 20 minuti, quindi l'ho aspettata e lei è tornata da me senza problemi. Questa sì che è stata l'esperienza della giornata.

2014-01-19

Sunshine

Venerdì, dunque, sono andata a lezione e poi sono andata a Ikebukuro al complesso Sunshine City, un centro commerciale dove si trovano anche diverse sale espositive, mercatini, negozi, un acquario e un planetario. Non è stata quindi una gita particolarmente culturale, ma l'acquario è stato suggestivo, e mi piaceva provare ad andare a vedere per fare qualche foto. Ho scoperto che esistono delle creature favolose, come i cavallucci marini fluttuanti e le meduse quadrifoglio! Le avevo sempre viste solo in disegno. 


Insieme all'acquario c'è anche il rettilario e, all'esterno, ci sono le foche addestrate.
Dopo un panino al Subway, è stato il turno del planetario, luogo del quale ho solo ricordi di infanzia. Ci hanno fatto vedere le stelle, in un video molto bello, che alternava spiegazioni sul cielo visibile in questo periodo dell'anno da Tokyo (in cui rientra a pelo l'Orsa Maggiore, mi meravigliavo infatti di non averla ancora individuata, qualcosa si riesce a vedere nonostante l'inquinamento luminoso), a romantiche canzoni struggenti. Quando siamo usciti in effetti abbiamo notato che c'erano solo coppiette là dentro. Però devo dire che la musica faceva il suo effetto sotto il cielo stellato. 

 
La sera ho provato per la prima volta la cucina coreana. Ho preso una ciotola di riso con vari ingredienti, chiamata bibimbap, cotta a pietra, accompagnata da saké coreano. Era tutto ottimo: il riso sul fondo aveva fatto la crosticina croccante. 


Dopo, ho preso l'autobus notturno per Osaka. Come al solito non riuscivo a trovare il terminal dei bus, quindi senza chiedere indicazioni, un signore mi ha preso sotto la sua ala protettiva, mi ha chiesto dove dovevo andare e mi ha accompagnato di sua spontanea volontà. Mi ha voluto ancora più bene quando ha saputo che vado a Waseda, visto che anche lui è uscito di lì, e mi ha fatto una tirata su quanto i giovani giapponesi non studino abbastanza. Poi mi ha dato il biglietto da visita e mi ha detto di chiamarlo ogni volta che ho bisogno. Tipo Batman. Comunque è grazie a lui che sono riuscita ad arrivare a Osaka, quindi, grazie Batman.

2014-01-18

Shall we dance?

Sono felice. Oggi sono andata a vedere “Via col Vento” della Tsukigumi, e come tutte le volte che esco da teatro penso che ne sia valsa davvero la pena.
Giovedì è stato lo stesso. Dopo due giorni di presentazioni, report e compiti, giovedì mi sono presa la serata per andata a vedere “Shall we Dance?” della Yukigumi. E non sono andata da sola!
Sono stata invitata infatti dalle due signore (quelle di una sessantina d'anni) che ho conosciuto addirittura a Novembre al concerto di Kiriya. Oltretutto, ci siamo incontrate un paio d'ore prima dello spettacolo e siamo andate a fare merenda insieme.


Siamo andate nel bar al secondo piano proprio davanti al teatro, dal quale effettivamente potrei pianificare di vedere qualche demachi. Mi sono divertita proprio a chiacchierare con loro, mi hanno raccontato tutti i gossip che conoscono soltanto loro (la sorella di Kiriya è nel Gekidanshiki, Mattsu si era fatta male ai fianchi, Koshino si è ritirata per sposarsi (non commenterò quest'ultima verità)), e poi mi hanno invitato ancora, questa volta a vedere uno spettacolo giapponese. È stato bello non solo per questo: nonostante siano delle fan accanite e la vastità della loro conoscenza faccia paura (probabilmente la loro intera esistenza è dedicata al Takarazuka), rispetto alle persone che ho conosciuto finora, decisamente molto più giovani, queste signore mi sembrano normali. Sono normali perché vanno a vedere tutti gli spettacoli quando possono, e apprezzano le attrici per quello che valgono, riuscendo anche a commentare negativamente quando qualcosa non va bene.
Comunque, mi hanno procurato un posto davvero interessante. È stata la mia prima volta in platea al Tokyo Takarazuka Theatre <3 in un posto un po' lontano, ma da cui si vedeva benissimo. Le attrici sembrano davvero più reali viste dalla platea. Il posto non era nemmeno scelto a caso, ma si affacciava sul corridoio (nel teatro di Tokyo ce n'è uno solo, verso il fondo). Ho capito durante la revue quanto questo particolare fosse importante, e non solo perché potevo stendere le gambe. 


 
Passiamo alla recensione dello spettacolo, che mi è piaciuto tantissimo (la dico un po' troppo spesso questa frase?). Ho capito tutto, infatti le due signore mi hanno detto che loro preferiscono gli spettacoli un po' più difficili, ma per me riuscire a seguire senza problemi la trama è tutto di guadagnato. Ma non è tanto la trama a conquistare, di questo spettacolo, almeno per me: è prima di tutto il ballo, e poi la composizione delle scene. Non ho trovato in yukigumi qualcuno che mi colpisca particolarmente per la voce, invece per il ballo, soprattutto di gruppo, mi sono emozionata. Ho avuto la fortuna di poter vedere Misuzu Aki che si è ripresa dall'infortunio che le ha impedito di partecipare al run di Takarazuka il mese scorso. Prima di parlare delle scene, dirò un altro paio di cose: Sou Kazuho ha sempre, veramente, uno sguardo tronfissimo che la fa assomigliare ad un piccione XXDD Sagiri Seina in panni femminili è davvero molto bella e aggraziata, e credibile, anche se secondo me con il suo viso le si addicono più i pantaloni. Houshou Dai ha le gambe troppo lunghe per essere vera. Yumeno Seika è stata brava nel suo ruolo, ma mi risulta sempre poco tollerabile. Sono anche questi “ruoli macchietta” che non mi piacciono tantissimo, mi sa.
Le scene: hanno usato tantissimo il supporto video. È stata la prima volta che vedo una cosa del genere dal vivo e mi è piaciuto, nonostante l'effetto “finto” di alcune animazioni. Mi è piaciuto vedere il treno passare fuori dalle finestre della sala da ballo. La scenografia quindi non era particolarmente elaborata tranne nella ricostruzione di un paio di scene di interno. L'ufficio ad esempio consisteva nelle sole scrivanie, il resto (le finestre con i grattacieli sui quali lentamente calava la sera) era grafica.
Il tutto mi è sembrato quindi ben calcolato, la trama scorrevole senza notevoli colpi di scena, (parla di...un uomo che prende lezioni di ballo e della maestra che ritrova la gioia di ballare, ma non ci sono tradimenti, né particolari tensioni) ma è stato proprio piacevole. Sempre parlando di supporto video, nella scena della gara di ballo proiettavano quelle che sembravano le riprese in diretta della gara. Ho dovuto farci veramente attenzione: la precisione che tutte avevano nel ripetere i movimenti mi ha fatto credere per qualche momento che fossero davvero riprese in diretta, poi mi sono resa conto di alcune sbavature e mi sono fatta una ragione che usassero sempre lo stesso video tutte le volte.
I vestiti anche mi sono piaciuti molto, come quelli della revue. Ah, la revue, si chiama “Congratulation Takarazuka” ed è proprio autocelebrativa (a ragione, questo è stato l'ultimo show del 2013 a Takarazuka e il primo del 2014 a Tokyo). Mi è piaciuta tanto perché come il musical procedeva a ritmo serrato, senza pause, e quindi mi ha lasciato senza fiato. Il tema era il gospel (almeno, credo), e quindi ho sentito un sacco di canzoni conosciute (il duet dance era su “Oh Happy Day”, versione Sister Act 2), anche se le mise del prologo e del tema mi hanno lasciato un po' interdetta, sembrava di vedere un'intera equipe medico-ospedaliera improvvisare un musical, come nella puntata di Scrubs. Poi...purtroppo ci hanno tirato nel mezzo l'aspetto religioso del gospel, mettendo in mezzo persone di colore e suore rockettare, il che non mi ha reso particolarmente felice, nonostante personalmente non mi abbia disturbato più di tanto.  
Bellissimo il numero 100 formato dalle attrici in scalinata. Bellissimo il ballo delle otokoyaku, in argento. Meravigliose le otokoyaku vestite da donna.
E poi...sono scese in platea 3 volte ** non riuscivo a crederci all'inizio, altro che in iridemachi, così vestite e truccate per la scena sono una visione davvero mistica!
All'inizio della revue ci hanno avvertito di sgomberare dalla borse il corridoio, quindi un po' ero preparata. La prima volta che hanno cantato il tema nel prologo, nel corridoio a cinque posti alla mia sinistra c'erano Sagri Seina e Yumeno Seika (che ha ammiccato nella mia direzione, non a me, spero). Dallo stesso corridoio poi è passata Sou Kazuho con addosso il vestito nero e oro da cumbanchero e le piume di fagiano. La seconda volta che hanno cantato il tema, invece, sono passate anche da davanti a noi. Davanti a me si è fermata Misuzu Aki, ed è rimasta lì un minuto almeno (a me sono sembrati 10 anni) a cantare e battere le mani. Accanto a lei Houshou Dai stringeva mani al pubblico. Mattsu non l'ha fatto, ma aveva uno sguardo un po' stanco e sofferente, mi sa che dev'essere ancora dura per lei. Nel musical aveva un parte un po' misera, ma la revue deve essere stancante. Comunque, è incredibile trovarsi con le ginocchia di una takarasienne (oltretutto, una sanbante) a 5 centimetri dalla proprie, per tutto il tempo di una strofa. Penso che non me lo dimenticherò mai.
Dopo lo spettacolo non mi sentivo molto bene (sarà stata la tensione?) quindi sono rincasata senza fare demachi, che potrò fare comunque settimana prossima, che era la data che avevo preventivato. Sono contenta anche perché avrò l'occasione di vedere lo stesso spettacolo dal basso e dall'alto. Volevo scrivere di più ma visto che lo rivedrò prometto di riaggiornare settimana prossima.

Non voglio che questo post diventi troppo lungo quindi credo che dividerò in tre parti, parlando anche di venerdi e di oggi (mh, forse di oggi riuscirò a finire di scrivere solo domani...).

2014-01-14

Maggiorenni

Oggi, 13 gennaio, è la festa della maggiore età. In pratica, tutti i ragazzi che dall'aprile dell'anno passato hanno compiuto 20 anni, età in cui in Giappone si diventa maggiorenni, festeggiano indossando il kimono e facendosi un sacco di foto. Molto di più non ho capito, anche se posso raccontarvi cosa ha fatto la ragazzina della famiglia dove abito, che è nata proprio ad aprile e quindi è rientrata nei festeggiamenti di questo gennaio.


Stamattina, visto che dovevo studiare, non l'ho accompagnata alla vestizione e al trucco, ma l'ho vista quando è tornata a casa. Il kimono che ha indossato, preso a noleggio, è uno dei più belli che abbia visto oggi, se non il più bello. Era molto semplice e poco vistoso rispetto a tanti altri, magari intessuti d'oro o di colori sgargianti, ma le donava molto, anche perché al contrario della maggior parte delle altre ragazze era truccata pochissimo.
Nel pomeriggio invece l'ho accompagnata, insieme alla mamma, all'hotel dove si teneva il ricevimento. Non so se funziona per tutti così, anche se credo di sì, ma i neo-maggiorenni festeggiano insieme ai compagni di liceo, e nel caso di questa ragazza, insieme alle compagne, visto che ha frequentato un liceo femminile.


In realtà io alla fine non ho avuto occasione di fare molto, foto a parte, perché la festa era solo per le ragazze, ma ho aspettato insieme alle mamme, e ciò mi ha dato occasione di fare un po' di conoscenze, ad esempio con la signora che ci ha gentilmente procurato i biglietti del kabuki a settembre, che mi ha portato del té in regalo e mi ha detto che se ho voglia mi farà avere altri ingressi.
Fra le ragazze invece ho incontrato quella appassionata di Takarazuka, che mi ha invitato ad andare a vedere la Hanagumi con lei e la ragazzina della famiglia (che non è proprio entusiasta, ma per la sua amica che le vuole far vedere Ranju Tomu questo e altro). Sono stata contenta, peccato che (come fanno tutte le fan che ho conosciuto finora) abbia cominciato a fare le solite storie sul fatto che le dispiace obbligarmi ad andare a vedere la Hanagumi anche se sono fan della Tsukigumi. Come quelli che se dici che ami i gatti subito pensano che odi i cani. Mah.
Comunque, mentre le maggiorenni brindavano, ascoltavanno discorsi dei loro ex-professori e si facevano foto, io scoprivo le loro storie familiari tramite il gossip delle mamme.
Ah, evento degno di nota: uno dei tizi dell'albergo, alla mia richiesta del bagno, mi ha indicato quello degli uomini. No, non si è sbagliato sulla collocazione, mi ha proprio detto: "Il bagno degli uomini è di qua". Somma indignazione.

2014-01-13

Conferenza

Oggi mi girano alquanto le scatole perché da brava stupida quale sono mi sono dimenticata della prevendita del musical del Takarazuka su Napoleone, che è quindi già andato sold out. Continuando a sperare nei biglietti venduti il giorno stesso, vi racconto invece della giornata di ieri, in cui ho cominciato a rivalutare la mia università, che ha organizzato una conferenza a proposito del Takarazuka invitando l'attrice Isono Chihiro, che si è ritirata l'anno scorso.


La conferenza si è tenuta in una delle sale del grande auditorium "veneziano", l'Ookuma.
Non ha presenziato molta gente, e credo che sia stato un peccato perché è stato un evento veramente interessante, incentrato su vari aspetti di questo teatro. Infatti l'incontro è stato organizzato, a quanto ho capito, dalla curatrice del museo del teatro di Waseda, e guardava al Takarazuka sotto diversi punti di vista, ripercorrendone la storia e i contenuti.


Il programma consisteva in quattro parti diverse, e mi ha impegnato tutto il pomeriggio, dalle una e mezzo alle sei passate.
Nella prima parte, tenuta da una ricercatrice di storia del teatro, si è parlato di quanto il Takarazuka sia stato influenzato dal teatro kabuki nella concezione di teatro spettacolare di intrattenimento popolare per famiglie. Oltre a questo hanno trattato anche alcuni spettacoli che sono ispirati a rappresentazioni di kabuki, come ad esempio "Wa ga ai wa yama no kanata ni", con foto comparative dei palcoscenici e della tipologia di recitazione. Sempre sulla recitazione, sono venute fuori cose interessanti, come ad esempio la scena di morte di André in Berubara che pare sia ispirata alle morti del kabuki (scusate, purtroppo con il mio giapponese posso capire solo i discorsi generali, non i particolari...).


A questo punto è intervenuta Isono Chihiro, che nella seconda parte ha ripercorso la sua storia personale all'interno del Takarazuka, con foto e video che illustravano le parti principali da lei interpretate, ma anche la varietà di tipologie di show esistenti.
Non posso certo dire di essere fan sfegatata di Isono Chihiro, ammetto di non conoscerla abbastanza, ma la ricordo bene da alcune cose che ho visto, ed è stato bello ritrovarsela cosi vicina a parlare della sua esperienza, degli spettacoli, delle compagne di troupe. Si è vergognata molto rivedendosi in video! Era vestita in modo molto elegante, con giacca e cappello (e cravatta paillettata), una vera otokoyaku, bellissima alla sua età.
Isono Chihiro è rimasta anche per la terza parte, nella quale sono intervenuti due maestri di danza tradizionale giapponese (nihonbuyō 日本舞踊), che sono stati anche coreagrafi di alcuni show del Takarazuka (ad esempio, il recente "Japonism" portato in tour a Taiwan). Anche questa sezione è stata veramente interessante, perché i due maestri hanno spiegato che la danza giapponese praticata nel Takarazuka è definibile come una "danza in stile nihonbuyō", perché assomiglia solo in apparenza al vero nihonbuyō. Fra le attrici di Takarazuka adesso ce ne sono veramente poche specializzate in danza tradizionale, quindi anche le musiche utilizzate sono in metrica occidentale, in modo che sia più facile per tutte ricordarsi i passi ed eseguirli a tempo.
In realtà, uno dei maestri si è anche un po' lamentato delle attrici, che a suo dire sarebbero un po' negligenti. Altra cosa per cui ci sono state lamentele è stato il famigerato star-system: in uno show giapponese non è detto che le più dotate siano le attrici principali. Sempre a questo proposito, uno dei due ha ricordato che in uno show del 2002 in tema Genji Monogatari lui aveva pensato una coreografia speculare per la top star e la nibante, ma gli è stato chiesto di spostare tutto da un lato perché la top star doveva sempre trovarsi al punto zero del palcoscenico, nel centro esatto.
La quarta parte, sempre a cura di professori, riguardava invece la nascita delle compagnie teatrali femminili e la loro diffusione non solo in Giappone, ma in tutta l'Asia. Sono stata molto felice di sentir parlare di argomenti che sono stati oggetto della mia tesi, come le riviste per donne e per ragazzine nate al'inizio del '900, e mi sono sorpresa che il Giappone non sia l'unico paese asiatico dove esistono otokoyaku.
È stato un incontro veramente stimolante, e sono stata contenta di vedere almeno una delle ragazze del mio club scolastico, che però se n'è andata prima della fine, dopo che Isono Chihiro se n'è andata. Credo che sia un peccato non interessaarsi a tutto tondo delle cose che si amano.

Ah, a proposito di cibo, ieri sera ho mangiato per la prima volta cucina brasiliana (tutte specialità di carne) in un bellissimo ristorante a Omotesando. Non ho fatto foto però l'ho trovata veramente buona, quindi è un'esperienza da rifare. 

2014-01-11

Ringraziamo per il cibo

Come promesso, ecco un po' di foto di cibarie!
Lunedì non sono andata a cena fuori, ma come merenda ho mangiato un momiji manju, un dolcetto buonissimo di Hiroshima, gentilmente regalatomi da un ragazzo giapponese che fa il volontario nella nostra classe.


Curiosità: martedì era il 7 di gennaio, un giorno in cui è tradizione mangiare riso con sette tipi di verdure diverse. I giapponesi credono che mangiare questo piatto, chiamato, nanakusa no sekku, a parte riposare lo stomaco dai bagordi del capodanno, sia utile contro le malattie. In realtà non l'avevo capito quindi non ho fatto nessuna foto, ma visto che io non mangio il riso a colazione la mamma giapponese mi ha fatto gli onigiri del pranzo usando le sette verdure tradizionali <3
La sera invece ho mangiato soba e unagidon, cioè una ciotola di riso con l'anguilla, un piatto che mi piace molto, in un ristorantino molto carino vicino all'università.


Mercoledì ho cenato a casa di un'amica cinese che mi ha quindi offerto riso alla cinese, con molluschi, verdura, funghi e altre cose non meglio identificate; ottimo.


Giovedì siamo andati al kaiten-zushi, cioè in uno di quei fast food di sushi dove hai il nastro trasportatore per i piattini. Puoi anche ordinare dal tavolo, e allora i piatti ti vengono portati da un trenino. Un asilo nido, insomma (cit.).
La qualità del pesce non è certo paragonabile a quella dei ristoranti di alta classe, ma è accettabile, e oltre ai piatti più tradizionali ci sono anche i veri e propri troiai, come il salmone con salsa di aglio e burro, che è buonissimo anche se, immagino, non proprio salutare.


Ieri sera ho mangiato di nuovo lo shabu-shabu, il piatto di carne e verdure in cui devi cuocere gli ingredienti in tipi differenti di brodo caldo.


Stasera è prevista grigliata. Mi sa che dovrei smettere di chiedermi perché sto ingrassando.