2013-09-19

Vita da gaijin

Vabbè dai, ancora non mi ero fatta notare, dovevo rimediare ieri. Ma andiamo con ordine.
Ieri pomeriggio dovo andare a vedere uno spettacolo di Kabuki, quindi la mattina sono uscita per fare un giretto turistico restando nei dintorni. Dopo aver vagato in bici vicino a casa sono passata all'ufficio della madre di famiglia perché i suoi colleghi volevano conoscermi. Ieri mi sentivo stranamente in pace con la mia faccia, ho osato mettermi pure uno dei cappelli che mi sono stati regalati per proteggermi dal sole, che batteva forte (anche se il tifone deve aver spazzato via l'umido, si sta bene in questi giorni). Ho salutato i colleghi, in una profusione di complimenti e yoroshiku, e sono andata al santuario Igusa Hachiman.


È un posto meraviglioso. Attraverso la grande porta (tori) si entra in un bosco, prima di arrivare al vero e proprio santuario. È un'oasi di pace completamente avulsa da quello che c'è intorno. 



Mi piace molto osservare le persone che entrano, si sciaquano le mani e la bocca, poi si avvicinano al sancta sanctorum. Una volta gettata una moneta congiungono le mani e poi le battono due volte, restando in preghiera. 
Stare in mezzo alla natura mi fa sentire molto più vicina alla "divinità" delle cose, piuttosto che entrare in una chiesa (anche se di solito entrando nelle chiese rimango affascinata dalla grandiosità delle opere che possono creare gli esseri umani). Mi piace l'odore misto di legno e di incenso che si avverte camminando fra questi edifici. 



Per completare il mio rilassante giro ho fatto una passeggiata al parco Zenpukuji, e poi mi sono diretta nuovamente verso casa. Ed ecco che è successo il disastro.
Mi sono fermata ad un piccolissimo passaggio a livello pedonale, e ho notato un bottone con su scritto "Premere forte per favore". Pensando che fosse per segnalare la presenza di pedoni (come succede per gli attraversamenti stradali), come Alice nel Paese delle Meraviglie ho prontamente obbedito, senza giustamente fare caso a cosa ci fosse scritto SOTTO il bottone. 
Sotto il bottone c'era scritto "IN CASO DI EMERGENZA". 
Ho fatto fermare il treno.
Il ragazzo in bicicletta accanto a me fortunatamente è stato carino, mi ha redarguito dicendomi che non avrei dovuto premere il bottone, ma poi ha parlato con il conducente del treno spiegandogli "scusi, la gaijin-san si è sbagliata", e poi mi ha rassicurato dicendo che era tutto a posto. Volevo sotterrarmi.
Ho cominciato ad immaginarmi le madri di Kamishakujii che mi indicavano ai figli sbeffeggiandomi, e tutti quelli che erano sul treno in quel momento a cui ho fatto fare ritardo che venivano a picchiarmi. Che infamia. È anche facile individuarmi mentre passo per strada. Mi sono nascosta sotto il cappello sperando che mi scambiassero per un ragazzo.

A parte questo il pomeriggio sono andata a teatro insieme all'altra ragazza italiana, alla madre di famiglia e ad una sua amica. Avendo espresso il vago desiderio di vedere il Kabuki, qua in famiglia mi hanno procurato dei biglietti gratis tramite alcune loro conoscenze. Ripeto, adoro i giapponesi. 




Oltretutto, che biglietti. Anche se li abbiamo avuti gratis, ci hanno dato dei posti del valore di 10.000 yen, un'ottantina di euro. Invece di essere nelle file di sedie, eravamo al lato della platea, sedute sul tatami, con il tavolo e il tè gratis. Visto che il tutto dura 4 ore, una delle consuetudini del kabuki è mangiare il bento nell'intervallo dello spettacolo, quindi ci siamo comprate pure quello, per gustarci proprio l'esperienza completa.




Lo spettacolo è stato stupendo. Il Kabuki è un tipo di teatro adesso considerato colto, ma che è nato come intrattenimento popolare, a differenza del . Nonostante l'oggettiva difficoltà di cogliere tutte le battute, il senso della storia e delle scene era chiaro, quindi ce lo siamo goduto proprio bene. La prima rappresentazione, divisa in due atti, raccontava di un uomo, nato cieco, che da una condizione di estrema povertà, attraverso rapine e omicidi, arriva ad essere ricchissimo. La seconda rappresentazione era danzata, ed era una storia per bambini: raccontava di due ladri che rubano un cavallo. La cosa bellissima era che anche il cavallo ballava! Non vorrei essere stata uno dei due attori all'interno, ma l'effetto era veramente carino.
Le storie erano piene d'azione oltre che di dialoghi, e i costumi e le scenografie contribuivano a migliorare il tutto. Le scenografie soprattutto erano davvero impressionanti: sul palco ad un certo punto è comparsa una casa a due piani, e gli attori potevano muoversi su entrambi e salire comodamente da un piano all'altro con delle scale. Oltretutto, a giudicare da quello che abbiamo visto e dai lunghi tempi di cambio di scena, la maggior parte delle scenografie veniva sistemata a mano, non meccanicamente.
Altra cosa: l'orchestra tradizionale dal vivo, con gli shamisen e gli strumenti a percussione. I musicisti sono rimasti nascosti la maggior parte del tempo, ma nell'ultima rappresentazione erano a vista. È anche incredibile come riuscissero tutti ad andare a tempo senza un direttore: suonavano anche con gli occhi chiusi, probabilmente per ascoltarsi meglio.
E poi, gli onnagata. Come nel teatro shakespeariano gli attori di Kabuki sono tutti uomini (per lo stesso motivo, oltretutto, l'indecenza per una donna di essere attrice...), e quindi alcuni recitano le parti femminili. Sarà perché sono il tipo di persona che si immerge completamente nella finzione scenica (e poi sono abituata alle otokoyaku), ma l'effetto era molto convincente.
Insomma è stata una serata stupenda, coronata da un matcha frappuccino al termine dello spettacolo. Cosa volere di più?

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