2013-09-10

Mal di fuso

Pare che italiano sia questa la traduzione di jet lag, mentre prima ho imparato anche la parola giapponese, jisaboke.
Qua è mezzanotte passata ma non riesco a dormire, quindi aggiornerò il blog. Tanto quando comincerò l'università e (forse) a lavorare non farò più nulla di interessante e non avrò comunque il tempo di scrivere, quindi meglio approfittarne.
Oggi, tanto per cominciare da qualche parte a girare questa città immensa, sono andata a vedere il famoso TOKYO SKYTREE, la nuova torre panoramica per le telecomunicazioni terminata appena l'anno scorso, che ha battuto in altezza anche la Tokyo Tower. Non sono salita fino in cima, però, mi sono fermata al centro commerciale che si trova al di sotto.



Visto che ho fatto la vera turista mi sono sentita in dovere di scattare una foto anche al mio matcha latte.


Dopo aver pranzato con un gigantesco okonomiyaki la figlia mi ha portato a piedi fino ad Asakusa, il quartiere più tradizionale di Tokyo. Dirigendomi verso il fiume Sumida ho notato un edificio che non avevo mai visto prima: una specie di piccolo grattacielo a forma di tazza, con un corno dorato in cima. Pare che sia uno dei palazzi della Asahi, la marca di birra, e che rappresenti un bicchiere colmo con la schiuma che straborda, a forma di fiamma per rappresentare lo spirito ardente della suddetta birra.
No, abbandonate ogni pregiudizio: l'idea di questa cosa brutta non è di un giapponese, ma di un architetto francese. I tokyoti la chiamano anche "cacca d'oro". In modo affettuoso, dice Wikipedia.


Ho recitato una preghierina nel Sensō-ji, abbiamo fatto un giro fra le bancarelle turistiche e poi ci siamo dirette a casa, incontrando un bellissimo tramonto. Avevo fatto una foto all'antica pagoda con lo SKYTREE in lontananza, per mostrare come in questo paese convivano pacificamente modernità e tradizione, ma penso che ne abbiamo tutti abbastanza di questa storia.



La cena è stata nuovamente un momento molto bello di conversazione e di studio dei programmi televisivi. Uno degli Arashi mi ha insegnato a tagliare le cipolle senza piangere, Yamapi ha fatto un resoconto dei 15 balli più famosi del '900, divisi per epoche, e un sacco di persone si sono prese in giro perché non sanno parlare inglese. Mi piacciono i giapponesi, hanno spirito di autocritica.
In realtà mi piace davvero guardare i programmi nipponici. A parte che mi sono molto utili per la lingua, sicuramente nella loro "leggerezza" sono godibili, e non annoiano perché affrontano tematiche varie, che vanno dallo studio delle lingue straniere ai cibi tradizionali delle città giapponesi.
In famiglia guardano anche il telegiornale, ma le uniche cose che ho capito bene fra ieri e oggi sono 1) la ferita del terremoto e dell'incidente di Fukushima è ancora profondamente aperta, anche se qua sono tutti molto tranquilli riguardo al pericolo di fuoriuscita radioattiva, e 2) la città di Tokyo ci tiene veramente tanto ad essere scelta come sede delle Olimpiadi del 2020. Anche questo è collegato a Fukushima: i giapponesi vogliono con tutte le loro forze riscattarsi da quello che considerano un "errore" che ha minato l'immagine positiva che il mondo aveva di loro.


Anche la cena di stasera è stata ottima. Quando devo mangiare sono sempre un po' nel panico: non so se posso mangiare determinate cose con le bacchette, se posso bere il brodo o cosa devo abbinare a cosa. In realtà la cosa che mi affligge di più è che non c'è un ordine preciso di portata: la mia anima italiana è abituata a finire il primo e poi passare al secondo, e ancora fa storie quando le ordino di mangiare il riso, poi la carne, poi il miso e poi di nuovo il riso per poi passare all'insalata.
Abbiamo mangiato solo in tre oggi: la madre finisce di lavorare verso le sette, mentre il padre non è tornato fino a dopo le nove. In tre la conversazione riesce più facile che in due, e devo dire che mi trovo davvero bene anche solo parlicchiando in giapponese. Di una cosa sono certa: il più grande ostacolo comunicativo fra me e loro è che io pensando in italiano ometto informazioni che per loro sono necessarie, mentre loro in giapponese omettono cose che invece a me servono. Una volta che sarò riuscita ad entrare nella giusta mentalità, riuscirò ad parlare bene anche senza usare tanti vocaboli o tanta grammatica.
Non mi dilungo su quanto siano tutti sempre carini e disponibili nei miei confronti, e con sincerità. Mi hanno pure prestato dei libri per bambini per fare esercizio di lettura; ne ho cominciato uno prima, quando mi sono accorta che non riuscivo a dormire, ma era troppo triste. Parla di una mamma volpe che perde il suo piccolo e poi fa amicizia con un umano. Visto che in questi giorni, nonostante mi trovi bene e tutto, sono in una fase altalenante di mal di stomaco da ansia e lacrima facile ho preferito interrompere. Domani chiederò se mi prestano dei manga.

2 commenti:

  1. La prima cosa che ho amato follemente è la foto del frullato verde che pare radioattivo, penso sia roba vegetariana oppure mi sbaglio perchè sono scema di base XD!
    A parte questo l'altra foto del tramonto è bellissima e guardandola avrei tanto, tanto voluto godermela dal vivo con tutti quei panorami di casette e fili elettrici che tanto mi hanno invaso il cervello da quando seguo anime e questa cultura, più in generale.
    Da quanto ho capito lì son tutti adorabili e sono felicissima di saperlo, considerato che con tutti i problemi che hanno loro a livello sociale/culturale non mi pareva poi una cosa scontatissima devo dire la verità.
    Passando ad altro, per il sonno ti consiglio una tazza di tè verde con un cucchiaino di miele che facilita il sonno e distende i nervi, oppure una tisana di quelle giappe forti a base di erbe medicinali fantastiche e di provare qualche esercizio di respirazione ( ne trovi a pacchi su YT ), fammi sapere poi se funzionano!
    Ti abbraccio forte forte tesoro mio
    Ganbatte per ogni cosa e vedrai che questo primo periodo di assestamento passerà presto!
    Pans

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    1. Quel coso verde è proprio tè verde! Proverò con la respirazione stanotte nel caso non riesca ad addormentarmi di nuovo. Alla fine ieri ho dormito un'ora e mezzo in tutto.

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