2013-09-09

Un giorno

Proprio per smentire quelli che dicono che sono troppo pigra per scrivere qualcosa, mi metto a fare un resoconto delle prime 24 ore passate nel Sol Levante.
Il viaggio è stato un po' un disastro. A mezz'ora dalla partenza da Malpensa ci hanno comunicato che il nostro volo sarebbe partito con 4 ore di ritardo. In realtà siamo arrivate a Shanghai con almeno 5 ore di ritardo, il che ci ha fatto perdere il volo per Narita, e ci ha trasformate in immigrate clandestine...finché non abbiamo ottenuto un visto temporaneo e non ci hanno recuperato un aereo, che fortunatamente partiva solo 4 ore e mezzo dopo quello che avevamo perso. Peccato che pure questo abbia ritardato più di un'ora.


Ammetto che l'aereoporto Pudong di Shanghai è bellissimo e valeva la visita. Ringraziamo il cielo che essendoci la dogana abbiamo dovuto recuperare le valigie e rifare il check in, altrimenti i bagagli sarebbero arrivati ben prima di noi. 
E poi abbiamo trovato dappertutto italiani solidali che si preoccupavano per la nostra triste sorte di potenziali immigrate illegali in Cina.


Siamo state felici di arrivare, nonostante il caos degli sportelli per l'immigrazione e le procedure di schedatura. Fortunatamente abbiamo recuperato le valigie senza intoppi (il povero incaricato era disperato per tutti quei bagagli incustoditi, poverino) e ho trovato subito la mia famiglia giapponese ad aspettarmi. Anzi, sono stati loro a trovare me. Sono venuti in tre all'aereoporto con una gigantografia della mia faccia, come nei peggiori disastri quando le famiglie cercano i parenti dispersi.
Nonostante l'imbarazzo iniziale, dovuto alla stanchezza, al mio giapponese stentato e alla gigantografia, mi sono sentita presto a mio agio. Il viaggio verso Tokyo è stato emozionante. Anche adesso non sono proprio sicura di essere qua.
Breve chiamata a mia mamma, cena con pollo fritto del Kentucky Fried Chicken ("Ah, davvero non c'è in Italia? Meno male, almeno mangi qualcosa che non conosci!"), doccia e...non sono riuscita ad aprire la valigia nuova. Probabilmente il lucchetto ha preso una botta in viaggio. Ho affrontato la prima notte nella mia nuova camera senza mutande pulite, ma ho dormito bene lo stesso.


La stanza è piccola per gli standard italiani, e devo appendere le giacche sopra il letto perché non ho un armadio, ma so che questo è molto più spazio di quanto non possiedano tanti giapponesi. La casa non è grande, soprattutto se si pensa che oltre ai tre membi della famiglia (da cui escludo i due figli maggiori che vivono entrambi fuori casa), qua vivono anche due cani, e nello spazio esterno anche un gatto e due tartarughe. Penso che mi piacerà far parte di questo "casino".
Stamani mattina il padre e il figlio minore, venuto apposta per salutarmi, sono riusciti ad aprirmi la valigia senza distruggerla, cosa di cui sono molto grata. Il figlio (anni 26) ha cominciato subito a fare il provolone invitandomi fuori a bere. Quando gli ho detto di sì si è stupito, pensava che non avessi capito che intendeva noi due soli.
Dopo il pranzo e la consegna dei regali, tutti apprezzatissimi (è stupendo vedere come gente che possiede un WC elettrico si stupisca di fronte ad una moka), sono andata a fare un giro al centro commerciale con madre e figlia che dovevano assolutamente portarmi a comprare del vino per accompagnare la pasta che ho portato dall'Italia e poi da Starbucks perché in Italia non c'è. Dopo 4 anni ho finalmente bevuto un matcha frappuccino <3
E poi la serata si è conclusa con noi quattro seduti sul pavimento a guardare la TV e a fare conversazione mentre mangiavamo un ottimo kare raisu fatto in casa. Ho provato uno strano senso di familiarità con queste persone con cui condividerò la vita per i prossimi mesi.
"Questa è la tua casa" mi hanno detto. E nonostante intorno a me non ci sia nulla di conosciuto io so che lo è.

2 commenti:

  1. bello questo blog! grande tere!

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    1. Ti piace, Natsu? Sono felice di essere qua, davvero tanto felice, ma ancora mi sembra tutto stranissimo!

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