2014-02-11

Hokkaido 2 - Opera

Nemmeno il secondo giorno ho visto tanto di Sapporo, dato che avevo uno dei miei immancabili impegni teatrali, stavolta con il mio caro vecchio amico, il Fantasma dell'Opera, uno dei musical che più ha segnato la mia adolescenza.
Prima del teatro però siamo passati a visitare la vecchia torre dell'orologio, uno degli edifici più famosi della città.


L'edificio è stato costruito come scuola alla fine del 1800, e gli allievi al suo interno imparavano le nuove tecniche occidentali di coltivazione e di costruzione. Tre anni dopo l'edificio fu costruito l'orologio, che dal 1880 circa continua a funzionare initerrottamente grazie all'aiuto dei volontari della città che due volte alla settimana lo caricano a mano. L'orologio infatti non è elettrico, ma funziona a pendolo e ha bisogno della forza umana per muoversi e per suonare la campana ogni ora (non chiedetemi bene come funziona questa cosa perché non lo so). Tutte queste informazioni non le ho lette nei pratici cartelli del museo, ma ce le ha raccontate un volontario cittadino, appunto, un simpaticissimo vecchietto che ci ha preso sotto la sua ala protettiva ancor prima di sapere che parlavamo giapponese. Non so quanto fosse realmente pratico con l'inglese come prometteva la sua maglietta, ma ogni tanto infilava nel discorso un po' di katakana e ce la siamo cavata così.
Mentre facevamo la visita è cominciato a nevicare molto forte, quindi ci siamo diretti subito verso il teatro, anche se prima abbiamo pranzato con il famoso ramen dell'Hokkaido. Niente da dire, la carne lassù è decisamente migliore di quella che si trova qua.



Dopo pranzo, siamo finalmente entrati in teatro. Il palco era completamente coperto da tendoni scuri che coprivano tutte le scenografie. Al centro...il lampadario, coperto da un telo. Il mio cuore ha cominciato a battere forte pensando alla prima scena, e a quando tutti quei teli si sarebbero sollevati mostrando il rosso dei tendoni e l'oro delle statue...


Sì lo so scusate, la foto è proprio orribile, ma non volevo che mi sorprendessero a fare fotografie, e dentro era veramente molto buio. Comunque lo spettacolo è cominciato, Raul ha vinto all'asta il carillon con la scimmietta e hanno deciso di illuminare il lampadario. Con la musica dell'overture, i teli sono stati rimossi, le luci accese e davanti a noi è apparsa l'Opera. E non solo: il lampadario ha cominciato a salire e si è fermato in alto, sopra la platea, al di fuori del palco. Questo è stato incredibile per me: noi eravamo non solo spettatori del musical, eravamo gli spettatori dell'Opera, quelli sopra i quali cade il lampadario...
Che emozione è stata vedere dal vivo questo musical. Per me è stata la prima volta, quindi oltre al film non avevo idea di come fosse la messa in scena, e mi è piaciuta proprio tanto, a partire dai costumi delle prove dell"Annibale". Le parti che si svolgevano all'interno della sala del teatro probabilmente sono state le più belle: hanno sfruttato tutte le potenzialità che la sala in sé poteva offrire, trasformandoci veramente negli spettatori di ciò che veniva messo in scena via via. Un vero teatro nel teatro. Era strano vedere le scenografie degli spettacoli e pensare che erano scenografie di scenografie. In più era tutto molto curato. La cornice esterna del palco era decorata di statue (e gli attori potevano camminarci sopra), e, come in Via col Vento del Takarazuka, c'erano due piccoli palchi teatrali ai due lati. L'angelo centrale poteva muoversi, e il fantasma ha cantato da lì sopra le sue maledizioni su Christine e Raul mentre scendeva sulla platea.
Mi è piaciuta la discesa verso il lago sotterraneo, resa attraverso una piattaforma che si abbassava e alzava alternativamente nei due lati, simulando infinite rampe di scale: mi è piaciuta la barca e mi è piaciuto lo specchio, e che il Fantasma durante "Masquerade" sia scomparso in una botola. In effetti, fra tutti i musical che ho visto, questo forse è quello che ha potuto sfruttare in maniera migliore il teatro, visto che in un teatro si svolge. 


Non mi dilungo tanto sugli attori, che ho trovato molto bravi, anche se in questo musical più che in altri ho sentito la mancanza di un'orchestra. Questa è una cosa che non mi piace del Gekidan Shiki: per me una performance acquista un elemento magico quando la musica è eseguita dal vivo, lo trovo molto più coinvolgente.
Comunque, è stato abbastanza coinvolgente vedersi planare addosso il lampadario (che è caduto in verticale fino quasi sulle teste degli spettatori, poi ha virato verso il palco, nella posizione in cui era all'inizio)...io ero seduta molto esterna, ma mi ha fatto effetto lo stesso. Combinate con la musica, le trovate sceniche hanno resto questo musical una vera esperienza. Mi è piaciuto anche potermi rendere conto di cosa sia stato modificato nel film: ad esempio, la storia di Erik. Seguendo il libro, nell'opera teatrale il Fantasma è un genio che è vissuto in tutto il mondo per poi trovare rifugio nell'Opera, non un bambino salvato da un circo. Il personaggio di Madame Giry è molto più freddo e meno di rilievo. Alcune scene poi cambiano: c'è una bellissima scena delle prove del Don Juan che nel film è stata tolta per fare spazio al viaggio al cimitero. Anche i testi erano diversi: pur non avendo presente in modo integrale la versione teatrale mi sono resa conto che nel film ci sono tante frasi modificate.
Delle canzoni, le mie preferite sono stata quelle in cui c'erano tanti personaggi che cantavano l'uno sopra l'altro, perché l'isieme era strabiliante. Ad esempio, "Prima Donna", o il finale con i tre protagonisti che cantano ognuno il proprio tema in perfetta armonia. Questi momenti mi hanno stregato. L'interprete di Carlotta era la più brava a mio parere, e i suoi vestiti erano i più belli di tutti **
Ah, altra nota negativa del Gekidan Shiki, non solo di questo musical: i saluti finali. Soltanto in Mamma Mia ci sono stati dei saluti degni di questo nome, con musica e ballo: negli altri, gli attori hanno sfilato completamente in silenzio, si sono inchinati e il sipario si è chiuso. Sarà che sono abituata alle parade del Takarazuka, ma non mi basta, è troppo freddo come saluto...

La sera siamo tornati in hotel per cena, e prima di farci un bagno, siamo andati un po' in giro, scoprendo che l'animale mitologico simbolo di Jozankei è il kappa, una specie di mostro acquatico non sempre raffigurato in modo benevolo, ma che nel caso specifico è trattato alla stregua di una simpatica mascotte.


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